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Storie e suggestioni dello Scivolo

Continuiamo il percorso iniziato con l’altalena raccontando le suggestioni e la tecnica di alcune tra le più incantevoli attrezzature per parchi giochi. Lo scivolo è un gioco altrettanto carico di rimandi e di successo popolare tra gli adulti e i bambini delle ultime quattro generazioni; nasce infatti relativamente tardi, negli anni ’20 del ‘900, iniziando da subito a imporsi come uno dei giochi all’aperto di maggiore successo. Diviene uno tra i principali protagonisti del micromondo del parco giochi, forse l’attore più importante; metaforicamente se un parco giochi fosse uno zoo (e molte odierne attrezzature rimandano fiabescamente al mondo animale), il suo ruolo sarebbe quello del leone, re della foresta. Da questo si può comprenderne lo sviluppo, avvenuto negli ultimissimi anni, in sistema combinato, atto ad ingrandire sempre di più la sua semplice natura anche rispetto agli altri giochi presenti in un parco.

Storia e caratteristiche dello scivolo

scivolo-newyorkLo scivolo fisicamente è una struttura caratterizzata da un piano su cui è possibile fare scorrere una forza-peso; in fisica viene usato sovente per descrivere il lavoro compiuto da una forza attraverso uno spostamento non rettilineo. Tra i suoi più illustri sperimentatori, abbiamo Leonardo da Vinci, con gli esperimenti quantitativi sull’attrito. In uno dei suoi quaderni, decodificati solo alcuni secoli dopo la sua morte, troviamo un esperimento inerente lo scivolo: un blocco di legno viene posto su un piano inclinato allo scopo di misurare l’angolazione alla quale quest’ultimo può cominciare a scivolare verso il basso; da qui deriva la misura del coefficiente di attrito statico tra il blocco e la superficie.
Lo scivolo come gioco da ragazzi è comunemente formato da un piano liscio inclinato che permette lo scivolamento del bambino a una velocità di sicurezza; il bambino accede alla cima dello scivolo tramite una scaletta posta sul retro.
La nascita dello scivolo, come dicevamo abbastanza recente, è controversa. Esistono ai primi del ‘900 alcuni esempi di scivoli ad uso privato negli Stati Uniti: sui tetti di New York, a Filadelfia presso lo Smith Memorial Playground, a Coney Island in luogo non identificato. In Russia invece sembra che ne esistesse uno alto 14 metri all’Alexander Palace di Tsarkoye Selo, la reggia imperiale a 26 km a sud di San Pietroburgo. Di certo abbiamo un manuale risalente al 1909 e oggi praticamente introvabile di Arthur Leyland e Lorna Highbee Leland (Playground Technique and Playcraft, Volume 1, Baker & Taylor), stampato a Charlotte, nel North Carolina, sulla tecnica e le attrezzature di un parco giochi. Il libro è il primo a dare istruzioni complete per la costruzione di uno scivolo in metallo. Un episodio più famoso, che viene spesso considerato erroneamente come il momento in cui è avvenuta la prima installazione di uno scivolo e anche il momento in cui questo è stato inventato, risale alla nascita del parco a tema di Wicksteed nel Northamptonshire, in Inghilterra nel 1922. L’inventore dello scivolo sarebbe secondo un annuncio del 2013 della società del parco, ancora esistente, il fondatore: Charles Wicksteed. Sicuramente, le foto che documentano questo primo scivolo “popolare” sono molto belle. Nelle foto lo scivolo, fatto con assi di legno, viene preso d’assalto da orde di bambini incuriositi e festanti; più probabilmente questo è il primo scivolo ad uso pubblico ad essere ampiamente documentato da fotografie d’epoca.
Uno tipologia storica molto particolare di scivolo è l’Helter Skelter, dove lo scivolo si avvolge a spirale discendente intorno a una alta torretta centrale; gli utenti, bambini e adulti, salgono da una scala nascosta nella parte centrale. In origine venivano usate stuoie o sacchi di iuta come sedute per scivolare meglio. L’Helter Skelter nasce in Inghilterra negli anni ’10 del ‘900, come una delle attrattive principali nei luna park; di conseguenza, è solitamente una struttura smontabile, con la parte centrale in legno. Su questa tipologia di scivolo si scatena tra gli anni ‘10 e gli anni ’70 la fantasia decorativa dei costruttori di giochi. L’architettura della torre centrale può così diventare arabeggiante, europea, russa, un faro marittimo, o qualunque altra cosa. Questa semplice attrezzatura può diventare una meraviglia di colori e decori. La sua originalità viene evidenziata e resa ancora più famosa dalla nota, omonima canzone dei Beatles, contenuta nel White album del 1968.
La tipologia dell’Helter Skelter, dagli anni ’70 caduta in disuso, viene ripresa poco successivamente dalle “architetture” degli scivoli nei grandi parchi giochi acquatici ancora molto in voga. Come già abbiamo potuto osservare con l’altalena, queste attrezzature per parchi gioco, grazie ad una non comune natura archetipica, spesso sono diventate “figure” di riferimento anche nel mondo dell’arte. In effetti, questo condivide la stessa passione per il sogno del mondo infantile, e questi oggetti sono un comune tramite con la dimensione del sogno. Ma oltre a questa ragione, l’interesse che alcuni artisti moderni e contemporanei hanno manifestato per questi giochi è anche associabile a quello per il parco giochi come luogo sociale di crescita.

Noguchi Atlanta

Di notevole bellezza, ad esempio, è il parco giochi Playscapes nel Piedmont Park di Atlanta, del 1976, progettato dal grandissimo artista americano di origine giapponese Isamu Noguchi. Tra gli elementi inseriti nel parco, notevole è la sua rivisitazione in chiave “astratta” proprio della tipologia di scivolo Helter Skelter. Entrando nella porzione di parco giochi da lui progettata, si può leggere su una targa una dichiarazione d’intenti dello stesso Noguchi che trovo significativo riportare: “When an artist stops being a child, he stops being an artist”.
Oggi dimenticate, ma di notevole fantasia contraddistinta da elementi utopici, sono state le originalissime realizzazione di giochi per parchi del gruppo interdisciplinare Group Ludic, fondato a Parigi nel 1968. Il gruppo sviluppò anche diversi progetti di parchi giochi in Europa, rendendo così esplicite le proprie idee innovative sulle modalità del gioco all’aperto nell’infanzia (in sintonia con i più evoluti studi coevi sul tema) mettendo sempre al centro dei propri progetti le esigenze primarie dei bambini e in particolare favorendo lo sviluppo della creatività infantile. Delle oltre cento realizzazioni di parchi giochi nei più svariati ambienti urbani e nei villaggi per vacanze, nessuna è sopravvissuta; esiste però un archivio privato dei progetti e delle realizzazioni del gruppo.
playground projectA tal proposito, è interessante citare il pregevole lavoro di conservazione e riscoperta dei pionieristici parchi da gioco sviluppato attraverso il progetto The Playground Project. Il progetto, ideato dall’urbanista Gabriela Burkhalter dopo anni di studi e di appassionata ricerca, è stato esposto per la prima volta nel 2013 al Pittsburgh Carnegie Museum of Art; successivamente, nel 2016, alla Kunsthalle di Zurigo e nello stesso anno al Baltic Centre for Contemporary Art di Gateshead, nel Regno Unito. Esiste una pubblicazione, anche catalogo della mostra, che documenta con immagini e disegni i progetti di parchi giochi raccolti: http://www.jrp-ringier.com/pages/index.php?id_r=4&id_p=7&id_b=2712.
Nel catalogo, Gabriela Burkhalter scrive di come “pochissime persone guardano ai parchi giochi come a una parte del nostro patrimonio culturale, gran parte della loro storia oggi è stata dimenticata”. L’indagine si concentra sul periodo che va tra la fine della seconda guerra mondiale e il 1980; in quest’arco di tempo, le normative sui parchi giochi non erano particolarmente severe e questo ha permesso ad architetti, designer, artisti, di immaginare nuovi parchi giochi in un ottica di creatività fluida. Secondo l’autrice a partire dal 1980, con la fine delle utopie sociali e politiche, avviene anche una crisi nella progettazione dei parchi giochi.
Tornando più nello specifico sullo scivolo e sulle sue “inaspettate” valenze culturali, uno tra i più affermati artisti contemporanei, il belga Carsten Holler, ne ha fatto uno degli elementi principali del proprio lavoro artistico. L’artista spesso ha utilizzato nelle proprie installazioni veri e propri giochi per parchi e luna park, come in un caleidoscopico paese delle meraviglie. Impressionante a questo proposito è l’opera Isomeric Slides del 2015, realizzata sulla facciata della galleria londinese Hayward Gallery durante il periodo di una mostra personale dell’artista; idea ripresa successivamente nell’incredibile progetto appena portato a compimento per la realizzazione di uno scivolo a spirale lungo 178 metri, ad avvolgere la famosa torre Arcelormittal Orbit di Anish Kapoor e Cecil Balmond, realizzata all’ Olympic Park di Londra per le Olimpiadi del 2012. Il risultato è il più grande scivolo mai realizzato nella storia dell’umanità, per la gioia e curiosità di bambini e famiglie pronte a sperimentare l’emozione di percorrere 76 metri di altezza alla velocità di 15 miglia all’ora, per un totale di 40 secondi di discesa.

Gli scivoli oggi in commercio

Concludendo, vorrei fornire qualche breve descrizione sul panorama degli scivoli oggi in commercio. Come già accennato nel precedente articolo sulle altalene, ogni produzione di giochi commercializzata ha l’obbligo di fare riferimento alle normative vigenti. I prodotti devono essere sicuri (D.Lgs. 21 maggio 2004, n. 172), non presentando rischi per la salute degli utilizzatori o quantomeno riducendo al minimo la possibilità di incorrere in un qualsivoglia rischio o pericolo. In particolare, trattandosi di attrezzature per aree da gioco, il produttore deve fornire al cliente un certificato di conformità con le Norme Europee EN 1176. Normative a queste vicine sono le EN 1177, che regolamentano i rivestimenti delle superfici delle aree da gioco dove scivoli, altalene e altre attrezzature possono essere correttamente installate. È importante sapere, quando acquistiamo uno o più scivoli, che queste attrezzature necessitano di un piano di manutenzione ordinario e straordinario a carico dell’acquirente per garantire le condizioni di funzionamento e sicurezza nel tempo.
La manutenzione ordinaria, semestrale, richiede: ispezione visiva accurata dello stato dello scivolo; serraggio o eventuale sostituzione dei bulloni, dadi, rondelle, copridado, boccole in nylon; verifica dell’integrità delle strutture portanti e di parapetti, barriere, pannelli di protezione, balaustre, scale, scivolo; verifica della consistenza del terreno e della tenuta del fissaggio a terra; verifica dell’assenza di spigoli vivi, parti scheggiate e fessurazioni. La manutenzione straordinaria riguarda invece la riparazione o sostituzione di tutto ciò che può portare ad alterazioni strutturali che pregiudichino la sicurezza dello scivolo: il reintegro delle parti mancanti, spesso dovuto a furto o ad atti vandalici, e un nuovo trattamento di tutti i componenti usurati e privi di vernice protettiva. Il responsabile o proprietario delle attrezzature dovrà inoltre conservare un apposito libretto di manutenzione con un elenco di tutti i controlli e i lavori eseguiti.
I più comuni scivoli hanno altezza della caduta pari a cm 80, 90, 150, 180; spesso questo dato coincide con la fascia di età del bambino consigliata ad usufruirne. La vera e propria componente a scivolo, compresa di sponde protettive laterali, è realizzata in vetroresina o polietilene, mentre la scala di risalita, i montanti e la pedana possono essere in metallo oppure in legno. Sovente gli attacchi per l’ancoraggio al suolo sono realizzati in metallo zincato a caldo.
Quando viene utilizzato il legno, questo viene impregnato in autoclave con sali atossici, mentre i vari trattamenti di finitura ad impregnazione colorata devono essere fatti con vernici atossiche e resistenti all’azione dei raggi UV, per conservare al meglio le caratteristiche originali.
In commercio possiamo trovare molte varietà di questi scivoli; solitamente hanno un design molto colorato con colori primari, a volte abbinato a elementi naturali come il legno; possono inoltre fare riferimento al mondo animale, o delle fiabe. In questo caso può comparire una sagoma d’animale come motivo di decoro. L’alternativa allo scivolo semplice combinato ad altri giochi internamente al parco è quella di uno “scivolo combinato”, spesso con forme di villaggio, di fortino. Questa tipologia articolata si compone di più attrezzature, anche se il ruolo dominante spetta comunque allo scivolo. Per fare un esempio, possiamo elencare alcune delle parti di cui può comporsi questa tipologia: torretta con tetto, scale di risalita, ponte con arrampicata, pertiche, pareti con appigli, altalena, panchetta, e naturalmente lo scivolo. Ma anche questo può essere una variante di quello più tradizionale, e avere forme elicoidali o modulari a tunnel, in questi casi molto somiglianti a quelli che si possono trovare nei tanti popolarissimi acquaparchi oggi presenti nel mondo.

L'autore

Arch. Cristiano Mattia Ricci

Cristiano Mattia Ricci, nato a Cesena nel 1973, vive a Sesto San Giovanni.
È architetto, artista visivo e scrittore. Il suo lavoro artistico è visibile
sul sito www.cristianomattiaricci.com.

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