Arredo urbano: tradizione o innovazione?

Quando l’Arredo Urbano diventa Design per gli spazi pubblici

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La base per ottenere un buon piano di Arredo Urbano è innanzitutto effettuare un’analisi della città da diversi punti di vista: principalmente analizzare l’aspetto storico, culturale, politico, sociale ed infine quello urbanistico; al progettista si chiede di effettuare una ricerca per esaminare l’evoluzione storica della città, la tipologia prevalente di fruitori e le fasce d’età che la compongono, in definitiva apprendere le funzioni primarie  che si richiedono all’arredo.

L’analisi porterà di conseguenza a definire molteplici aree diverse tra loro, ognuna con esigenze differenziate. Le linee di intervento potranno essere diversificate nelle zone pur cercando di raggiungere i medesimi obiettivi.

A cosa serve l’arredo urbano?

Gli obiettivi da porsi nella progettazione dell’arredo urbano devono mirare a rilanciare, valorizzare e promuovere lo spazio urbano/ pubblico, un luogo inteso come spazio non solo architettonico, ma anche come realtà materiale di immediato godimento per il cittadino.

Dibattito tra tradizione ed innovazione

La nostra analisi a questo punto si focalizza maggiormente su quale tipologia di linea seguire nella progettazione dell’arredo urbano. L’argomento più acceso nel dibattito tra professionisti del settore è il contrasto fra arredo di tipo tradizionale e arredo di tipo innovativo.

Andiamo con ordine; molto spesso ci si dimentica del valore storico/artistico delle città in cui viviamo. Ognuna di esse, chi più chi meno, possiede una storia che dovrebbe essere custodita senza però  togliere spazio al progresso e al miglioramento.

La sfida più difficile da vincere infatti è quella di riuscire a  trovare un giusto compromesso, la totale armonia tra il tradizionale e il moderno, per permettere alle città di tramandare la loro storia e cultura e allo stesso tempo evolversi  per una loro maggiore funzionalità e fruibilità.

Gli elementi tradizionali dell’arredo urbano sono molteplici e ormai conosciutissimi: spaziamo dai cestini per rifiuti, ai dissuasori per il traffico stradale, alle transenne parapedonali, alle rastrelliere per biciclette,  alle fioriere, alle fontane di svariate forme, ai posacenere da esterno, alle bacheche ed espositori, alle griglie per alberi, alle staccionate in materiali differenti, alle pensiline per autobus e molto altro ancora.

I centri storici delle città italiane sono caratterizzati da una stratificazione storica e culturale che determina una forte identità dell’immagine urbana. Inserirsi in questo contesto con interventi attuali è un problema articolato, che viene risolto attraverso due correnti diverse di pensiero e di intervento:

Nessuna delle due idee di pensiero è di per sé consigliata o da escludere.

Esiste ovviamente la possibilità di una terza via in alternativa alle sopracitate : pensare e progettare il nuovo partendo da elementi di continuità con l’antico come materiali, colori, ecc. in modo che possa essere custodita anche la possibilità per ogni epoca successiva di esprimere la sua progettualità propria, inserendosi con continuità e senza rottura in un filone culturale preesistente.

Si pensi ad esempio come un materiale come il cotto, con il quale si realizzano pavimentazioni, fioriere e manufatti vari, sia stato usato in tutte le epoche e risulti tuttora di attualità e felice inserimento in molti contesti urbani.

Esempi dal mondo

Per poter meglio capire la problematica appena esposta è utile analizzare esperienze progettuali già attuate nel mondo ed in particolare in alcune grandi città europee, ma anche americane e asiatiche, la ricerca progettuale dell’immagine della città all’estero è molto avanzata, per cui si preferiscono interventi progettuali “su misura” e specifici a seconda del contesto in cui andranno ad inserirsi.

Per poter meglio capire, approfondiamo alcuni esempi di intervento urbano molto differenti tra loro:

Il centro esposizioni di Madrid: giardini e piazze sono accuratamente studiati secondo schemi prevalentemente formali nei quali arredo urbano, pavimentazioni e verde si integrano formando un complesso altamente suggestivo.

Nel cuore di Copenhagen Bjarke Ingels Group ha realizzato Superkilen, un parco pubblico di 30.000 mq commissionato dal Comune pensato per rappresentare al suo interno ben 57 comunità etniche. Colori diversi contraddistinguono le aree del parco dove, tra alberi e piste ciclabili, è possibile parcheggiare le bici nelle apposite rastrelliere o giocare a scacchi sui tavoli da gioco.

Nell’ottica dell’innovazione impossibile non tener conto delle nuove tecnologie per la produzione di energia da fonti rinnovabili; possiamo definire come arredi urbani anche alcune soluzioni green, come le pensiline fotovoltaiche per l’attesa dei bus realizzate da City Design, le postazioni urbane per l’alimentazione dei dispositivi elettronici o gli alberi eolici costituiti da microturbine.

Altro esempio di come l’arredo urbano si evolva in simbiosi con le esigenze del fruitore sono le nuove cabine telefoniche londinesi, non più rosse ma verdissime dentro e fuori. Le nuove green cabs si chiameranno SolarBox e non conterranno più un telefono pubblico, bensì una postazione per ricaricare fino a 4 smartphone.

Diversa ambientazione per il progetto dello studio RS+ che in Polonia, interviene con un progetto di rigenerazione urbana e valorizzazione paesaggistica del lungolago. Una promenade in legno si snoda lungo la riva del lago polacco dove, con materiali disuguali e adatti ai territori, si delineano aree pedonali e ciclabili, aree attrezzate per allenamenti sportivi e infine spazi per attività ludiche dei più piccoli. Per le aree pedonali sono impiegate panchine e ringhiere in materiale resinoso, mentre per la palestra all’aperto sono stati utilizzati degli inerti minerali granulosi. Per l’illuminazione usate luci LED che illuminano i percorsi di notte.

Altro esempio importante da citare è quello del Giappone; a Tokyo l’arredo urbano è curatissimo. Gli interventi hanno l’obiettivo di creare nuovi paesaggi urbani, usando in grande quantità materiali lapidei mescolati a poca vegetazione. Si ottengono così laghi e fiumi urbani che scorrono tra rive di pietre, cemento e piastrelle colorate. In Giappone, il dibattito tradizione-innovazione è più marcato che mai, il legame culturale con la tradizione si annoda proprio attraverso la riproposta di strutture prettamente territoriali come i corsi e gli specchi d’acqua, tipici del paesaggio esterno. Ancora, il creare giardini con molte pietre e poca vegetazione si lega alla tradizione del giardino giapponese “zen”, un tipo di giardino con pochissima vegetazione e impiego di pietre, sabbia e ghiaia, usate a evocare l’acqua.

Più vicino alla nostra cultura europea è il caso della Francia. In Francia si ha una sedimentazione storico-culturale complessa e paragonabile a quella dell’Italia. I Francesi hanno sempre cercato di unire e sovrapporre il nuovo all’antico, lasciando che ogni epoca determinasse il proprio segno sull’immagine urbana. Al di là del giudizio estetico che può essere soggettivo, sono il tipo di fruizione e l’eventuale degrado che decretano se una progettazione è riuscita o meno.

Analizziamo il caso delle Halles parigine, zona degradata e malfamata dopo pochi anni dalla sua realizzazione, dimostra una progettazione non andata a buon fine. Tuttavia, appena realizzata, la zona si distingueva per l’originalità della progettazione dello spazio urbano e per lo studio di integrazione tra i materiali vegetali e lapidei.

Più recentemente la città francese di Lione, che negli ultimi anni ha lavorato moltissimo sulla qualità della propria immagine e si è distinta per progetti accuratamente studiati, ha incaricato l’architetto parigino Vilmotte di disegnare tutto l’arredo urbano del centro storico. Design, materiale e soprattutto il colore utilizzato creano un filo conduttore che percorre e integra gli spazi della città. Sempre a Lione la grande cura nella progettazione di fontane con innovazioni tecnologiche sofisticate, come l’illuminazione dei getti o il calare automatico dell’altezza dei getti in relazione alla ventosità, ricrea il motivo del filo dell’acqua come integrazione degli spazi, secondo un concetto che la storia ha sempre ripreso a partire dai giardini egiziani e poi romani e poi rinascimentali e via via fino ad oggi.

Spesso l’arredo urbano contribuisce a definire e a distinguere in maniera immediata l’identità locale e territoriale: infatti vi sono elementi caratteristici esclusivamente di un certo Paese. Vi sono poi vari oggetti di design che sono stati introdotti negli spazi pubblici in quanto sia decorativi che funzionali.

Conclusione

La progettazione dello spazio pubblico, nella città storica come in quella contemporanea o di recente espansione, è costantemente oggetto di studio da parte dei progettisti, intenti a misurarsi con la frequente necessità di interventi che adeguino gli spazi urbani al gusto di chi quegli spazi li domina e li vive soprattutto attraverso l’uso degli arredi.

La stessa fruizione degli spazi aperti da parte dei cittadini può variare e adattarsi alle scelte progettuali, talvolta essere compromessa da lavori o elementi che non hanno risposto a precisi requisiti.

Arredo urbano tradizionale o innovativo, l’importante è compiere scelte previdenti sul futuro dei nostri quartieri e spazi pubblici che rispondano ad un giusto progetto di immagine del territorio urbano.

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