Design Sostenibile e Arredo Urbano

Pavimenti antitrauma di sicurezza

Design sostenibile per dar vita ad oggetti pensati a durare nel tempo con impatto zero

Dagli anni Settanta del secolo scorso, si è cominciato progressivamente a parlare anche nel linguaggio comune di “architettura sostenibile”; più recentemente, a partire dalla fine degli anni Novanta, i concetti e l’approccio progettuale introdotti e poi sperimentati nel progetto di architettura sono stati recepiti e fatti propri dalla multiforme disciplina del design. Oggi parliamo di “design sostenibile” in riferimento alla realizzazione di prodotti concepiti considerando a priori il ciclo di vita dell’oggetto e la riduzione dell’impatto sull’ambiente. È opinione sempre più diffusa tra gli operatori di settore che l’ottimizzazione del processo produttivo e del sistema dei trasporti, abbinata alla riduzione dei materiali impiegati, garantisca il successo commerciale, a partire da una notevole riduzione degli sprechi e di conseguenza dei costi. Perché questo avvenga, il progettista (e l’azienda committente, quando non siano auto-produzioni limitate ma si rimanga nell’alveo dell’industrial design) deve applicare e fare propri alcuni dei principi di seguito semplificati.

Approvvigionamento e impiego delle materie prime

Queste devono essere preferibilmente biodegradabili, riciclabili e atossiche, e quando possibile reperibili in loco. Sia la loro lavorazione attraverso il processo produttivo sia la successiva distribuzione devono essere rispettose delle recenti direttive europee sul design sostenibile (Direttiva 2009/125/CE). Queste sono nate per ampliare il campo di applicazione della anteriore direttiva sulla progettazione ecocompatibile (Direttiva 2005/32/CE), per meglio definire l’efficienza energetica ottenuta tramite una riduzione del consumo in fase produttiva, a sua volta parametro di certificazione del ridotto impatto ambientale. Al produttore viene altresì richiesto di effettuare a priori una valutazione dell’intero ciclo di vita del prodotto, anche in base a simulazioni e ipotesi realistiche sulle sue condizioni d’uso. È così possibile stilare un “profilo ecologico” dalla qualità certificata, espresso in quantità e percentuali misurabili.

Rinnovabilità

I materiali del progetto dovrebbero altresì provenire da fonti rinnovabili; a tale proposito è bene specificare che un materiale può definirsi “rinnovabile” quando il ritmo di estrazione dello stesso è più lento del ritmo naturale con cui va a riformarsi. Le risorse rinnovabili devono avere una bassa esauribilità, venire coltivate e poi raccolte, come nel caso più conosciuto dei legnami, oppure essere disponibili in quantità tali da potersi considerare non soggette ad esaurimento.

Sostegno alla tradizione manifatturiera locale

Aggiungiamo questa voce per arricchire i precedenti concetti primari nella definizione di un design sostenibile. Si tratta di pensare al progetto di design anche come un sostegno economico e culturale ai paesi ad economia fragile, e più in generale all’economia di un dato paese. Questo approccio tende a favorire un’integrazione tra la manualità artigiana e innovative metodologie di progettazione, assicurando al prodotto finale una distribuzione internazionale.

Un dettagliato modello di questi principi di progettazione sostenibile è esemplificato dalla Carta dei Diritti per il pianeta (Hannover Principles), sviluppato dallo studio americano William McDonough Architects per l’EXPO 2000 che si è tenuta ad Hannover. Il documento è ancora valido ed attuale nei suoi principi ben postulati, ed è reperibile in rete al seguente link:
http://www.mcdonough.com/wp-content/uploads/2013/03/Hannover-Principles-1992.pdf
Tra le certificazioni che garantiscono la sostenibilità di un prodotto di design o di arredo urbano abbiamo il marchio Ecolabel UE (Regolamento CE n. 66/2010), che di fatto può essere considerato un esempio di etichetta ecologica di tipo I (ISO 14024), rilasciata da enti certificatori terzi.
L’Ecolabel UE “è il marchio dell’Unione europea di qualità ecologica che premia i prodotti e i servizi migliori dal punto di vista ambientale, che possono così diversificarsi dai concorrenti presenti sul mercato mantenendo comunque elevati standard prestazionali. Infatti, l’etichetta attesta che il prodotto o il servizio ha un ridotto impatto ambientale nel suo intero ciclo di vita”.
Il produttore può scegliere volontariamente se dotarsene, una volta appurato il rispetto dei criteri prescritti: il marchio garantisce un certificato di eccellenza soltanto a quei prodotti che hanno un ridotto impatto ambientale; l’acquisizione per un prodotto di questo marchio prestigioso fornisce una particolare visibilità sul mercato “verde” per l’impegno profuso a favore dell’ambiente.
Direttamente collegato ai principi di base della sostenibilità è il concetto di Solar Design, bene analizzato in un libro recente del Prof. Antonio Marano dal titolo Design solare Tecnologia fotovoltaica e linee guida per l’innovazione di prodotto (Gangemi editore, Roma, 2012).
Nel libro si fa riferimento ai problemi energetici attuali e all’impatto ambientale delle attività umane, e a quanto il design debba essere impegnato nella ricerca di una nuova generazione di prodotti sostenibili che minimizzino gli effetti negativi. Vengono inoltre descritte le strategie per lo sviluppo di prodotti a basso impatto, la minimizzazione delle risorse, la scelta di risorse a basso impatto ambientale, l’ottimizzazione della vita dei prodotti, l’estensione della vita dei materiali, le tecniche di facilitazione del disassemblaggio, nonchè il design sostenibile come “sistema” per l’eco-efficienza, con un occhio di riguardo per il campo delle tecnologie fotovoltaiche, il valore etico ed economico del settore e le alte potenzialità d’innovazione del sistema design-oriented.
Queste sono alcune tra le informazioni principali riguardanti il design sostenibile; vogliamo ora spingerci oltre e provare a raccontare come questi principi si coniughino nel progetto di arredo urbano. In altre parole, vogliamo guardare come questi concetti possano essere impiegati per creare nuove forme di funzionalità, qualità e stile, rimanendo nei limiti e nella parzialità di questo articolo. Per fare questo, analizziamo due progetti molto diversi tra loro, dove l’interpretazione dei postulati espressi prende differente forma e differente contenuto. Il primo possiamo considerarlo come un arredo urbano ad energia solare, mentre il secondo, inteso più come un progetto di arredo urbano per uno spazio pubblico, sposa la semplicità dei materiali e delle scelte a una inedita attenzione per requisiti e tematiche sociali.

LumineXence

Tra gli esempi più facilmente comprensibili di design sostenibile nel progetto di elementi di arredo urbano e per parchi verdi, sia per quanto concerne gli aspetti formali sia per gli aspetti più propriamente concettuali, possiamo trovare alcuni progetti dello Studio Giancarlo Zema Design Group, come l’interessante pensilina a forma di grande foglia Lotus (2011), per LumineXence. Si tratta di un arredo urbano innovativo dalla caratteristica forma di una grande foglia di fiore di loto con dotazione di sedute nella parte bassa, e di pannello fotovoltaico nella parte a pensilina protettiva. Questo progetto formalmente si differenzia dal più comune stile urbano italiano, ancora molto in voga. Inoltre, rispetto alle tematiche del design sostenibile offre una sua personale interpretazione: qui l’elemento di assenza di spreco sta nelle molteplici possibilità funzionali e di utilizzo dell’arredo e nell’autoapprovigionamento di energia solare, oltre che nel suggestivo richiamo all’ elemento naturale. Questa pensilina serve a creare parcheggi coperti per auto anche elettriche, inclusivi di un’area di ricarica energetica “pulita” e a immediato utilizzo prodotta dai pannelli fotovoltaici. In questo caso è presente un dispositivo elettronico per il pagamento dell’approvigionamento di energia tramite Bancomat. La versatilità di questo arredo urbano fa anche sì che lo stesso possa essere utilizzato come pensilina per mezzi pubblici dotata di infopoint con touch screen collegato a sistema wireless, oppure come punto di ricarica E-BIKE per biciclette elettriche, o ancora come punto informativo pubblicitario tramite led e video display a 360°. Lo stesso progetto prevede inoltre l’integrazione con una apposita bicicletta elettrica in alluminio dal design accattivante, con integrata batteria e motore elettrico.
Come anticipato, più recentemente i concetti del design sostenibile, progressivamente assorbiti dalla cultura contemporanea del progetto, vanno ampliandosi e scoprendo utili connubi con quelle idee più innovative che coniugano a questi ultimi le tematiche sociali e che possono più facilmente essere sperimentati attraverso il progetto di arredo urbano. Se vogliamo dare un’ulteriore valenza più generale al rispetto per la natura sin qui espresso, possiamo riferirci anche ad una attenzione maggiore per la natura umana e la sua socialità, spesso problematica. In questo caso, il progetto sostenibile darà meno risalto agli aspetti tecnologico-futuristici e sarà per molti versi più “povero”, ma altrettanto interessante.
Voglio quindi concludere questa breve e necessariamente incompleta ricognizione con un particolare progetto di parco con arredo urbano: il Parco di San Giovanni nell’ex ospedale psichiatrico di Trieste, progettato dall’architetto Antonio Villas e inteso come un progetto di arredo urbano atto allo sviluppo di socialità e scambio; un vero e proprio habitat sociale che tiene anche conto dei principi di architettura e design sostenibile nell’uso e nella scelta dei materiali. Antonio Villas, per questo come per altri suoi progetti di spazi ad uso collettivo, ha elaborato un proprio manifesto-denuncia per la trasformazione di questi anti-luoghi in luoghi di accoglienza, decoro, comfort, comunicazione e socialità, anche attraverso segni e colori, sensazioni e stimoli che possano indurre reazioni e comportamenti, ed innescare così un’autentica trasformazione. Cito direttamente dal manifesto alcune sue belle ed esemplificative frasi:
Progettare vuol dire calarsi, senza schemi prefissati da imporre, nelle diverse situazioni, con le loro storie e specificità; intraprendere un percorso di scambio e confronto; fare emergere bisogni, desideri, potenzialità; elaborare soluzioni aperte in modo partecipato e contaminato; individuare quello che il luogo deve esprimere, suscitare, comunicare, e il linguaggio adatto allo scopo: e solo allora affrontare la fase finale delI’invenzione e delle scelte. (…)”.
Il concetto di “habitat sociale“, dunque, come identificazione di una ricerca di qualità possibile, un tentativo di progettare semplicemente degli spazi sensati in modo sensato e sostenibile. Vengono dunque enfatizzati nel progetto quegli elementi che maggiormente favoriscono la socialità in un’ottica di molteplicità d’uso e di destinazione. Questo è ben visibile sia nel progetto degli spazi interni sia di quegli esterni. Notevole è la qualità poetica degli elementi di arredo urbano: panchine, attrezzature per parchi gioco (per giochi veri o immaginari), fortezze-castello come il fortino Viapaal, il tutto in un contesto che ospita anche una scuola, un teatro e un grande e suggestivo roseto.

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