Giappone e Parco Giochi; idee e progetti interessanti

Pavimento Antitrauma e Parco Giochi, ecco come il Giappone progetta e crea spazi per il divertimento

Carine Thévenau è una fotografa francese che ha realizzato una serie di scatti molto suggestivi dal tema particolare: le sue foto ritraggono i parco giochi giapponesi nella stagione invernale, coperti di neve e avvolti dal silenzio, in attesa di essere riempiti dalle grida gioiose dei loro piccoli frequentatori nella bella stagione.

La stessa suggestione emana il lavoro di un altro professionista, il freelance Kito Fujio, che si è concentrato sui giochi dei playgrounds del suo Paese fissandoli nella loro solitudine notturna.

Questi reportages sono indubbiamente affascinanti, ma al tempo stesso inducono a riflessione su quanto gli spazi in cui l’uomo interviene lasciando tracce di sé si esprimano pienamente nelle loro potenzialità e – se vogliamo – nella loro bellezza proprio quando sono popolati e utilizzati. Senza la presenza umana essi assumono spesso tutt’altra aura, e in un certo senso diventano altro da ciò per cui sono stati pensati: dei non-luoghi metafisici, degli scenari misteriosi e talvolta inquietanti.

Non vogliamo però addentrarci qui in considerazioni che, seppur interessanti, ci condurrebbero lontano dal nostro focus, che resta una disamina dei parchi giochi nel mondo sotto il profilo delle loro caratteristiche estetiche e tecniche. Disamina che proseguiamo con una panoramica su alcune realizzazioni del Giappone, notoriamente uno dei Paesi più avanzati al mondo per quanto riguarda l’architettura e il design contemporanei.

Su questo sito si è già parlato di un famoso playground giapponese: Woods of Net (traducibile letteralmente come “Boschi di rete”, nome più che appropriato oltre che assai fantasioso ed evocativo). Si tratta di un padiglione in legno contenente una gigantesca rete multicolore per arrampicate e salti realizzato a Tokyo dall’artista Toshiko Horiuchi Macadam in collaborazione con gli ingegneri strutturisti TiS & PARTNERS, utilizzando l’antica tecnica costruttiva dei templi giapponesi e tessendo la rete interamente a mano. Noi qui ci riallacciamo a questa recente analisi per proseguire con l’esplorazione di altre realtà nipponiche.

Cominciamo con lo Showa Kinen Park, inaugurato nell’ormai lontano 1983 nell’ambito degli eventi per il 50° anniversario del regno di Hirohito. Il parco è collocato a mezz’ora di treno dal centro di Tokyo, copre 160 ettari e si caratterizza per un tema programmatico molto chiaro, “Recupero verde e miglioramento della natura umana”, concretizzato attraverso la creazione di diversi ambienti naturali popolati da una grande varietà di piante e fiori, boscaglia e aree per i picnic, giardini alla giapponese e in stile occidentale, un giardino di bonsai alcuni dei quali centenari, stagni e giochi d’acqua.

Il tutto è completato da musei e impianti sportivi nonché – cosa che in questa sede maggiormente ci interessa – strutture per il divertimento dei più piccoli, molto ben integrate nel verde. Fra queste la Children’s Forest con il Sea of ​​Clouds Bouncing Dome (anche in questo caso, un nome molto poetico: “Mare di nuvole”), la più grande struttura del suo genere in Giappone: 1.600 metri quadri con 2 grandi trampolini, la più grande amaca del paese, la Misty Forest e altre strutture per il gioco in legno e bambù.

Un altro esempio interessante fra i molti parchi giochi giapponesi è, sempre a Tokyo, quello del grande centro commerciale Lazona Kawasaki Plaza, realizzato dallo Studio paesaggista locale Earthscape nei pressi della stazione ferroviaria Kawasaki in un’area precedentemente occupata (dal 1908 al 2000!) da una sede della Toshiba.

Fondato nel 1999, lo Studio Earthscape – il cui nome fa riferimento alla visione della Terra dallo spazio – si contraddistingue per il taglio fortemente creativo dei suoi molti progetti, che spaziano dalle opere d’arte ai parchi giochi, alla pianificazione urbana e all’architettura del paesaggio. L’obbiettivo molto chiaramente dichiarato da questi professionisti, che accomuna tutte le loro proposte, è la creazione di spazi in cui la collettività possa esperire il collegamento con le dimensioni dell’Arte e della Natura.

La costruzione del centro commerciale Lazona Kawasaki è iniziata nel 2001 ed è stata ultimata nel 2006, e al suo interno, oltre a ben 300 negozi e numerosi ristoranti, si trova un parco giochi basato su un’idea profondamente radicata nella cultura giapponese: quella della piegatura delle superfici, come avviene negli origami. I materiali impiegati erano difficili da trattare con questa particolare modalità senza compromettere la totale sicurezza dei piccoli fruitori. L’alto livello di conoscenza dei materiali stessi e della tecnica di progettazione ha tuttavia consentito alla Studio di uscire brillantemente da questa sfida costruttiva; una prova da veri virtuosi, tanto che nel playground c’è persino una superficie inclinata senza punti di appiglio che va a terminare in una cava di sabbia. I progettisti hanno ragionato inoltre su un’idea di “parco giochi pervasivo”, traducendola in numerosi giochi di piccola misura con i quali hanno riempito l’intera area del centro commerciale, rendendolo così a misura di bambino anche al di fuori dell’area giochi vera e propria.

A Hamakita, la più popolosa città della regione di Honshu, nel sud del Giappone, si trova invece il Forest Loops sculptural playground del Suppose Design Office . Anche nell’attività di questo Studio di respiro internazionale, centrale è il concetto della connessione Uomo/Natura. In particolare, il progetto qui si è sviluppato a partire dall’idea di foresta intesa come organismo vivente che si espande ogni giorno, ogni giorno si trasforma, ed è quindi una realtà dinamica per eccellenza. Tale concetto è stato proiettato, per così dire, sul progetto stesso, perché le strutture sono espandibili in varie direzioni d’uso: ad esempio, una rete può trasformare un settore in spazio gioco per i piccoli, mentre una casa sull’albero, se realizzata secondo certe direttrici concettuali e costruttive, può essere il nucleo primario di una futura, più complessa struttura residenziale. Il progetto è quindi in progress perpetuo, in quanto pensato per vivere nuove vite nel suo futuro.

Se invece si volesse andare a cercare un angolo di fiabesca Europa nel cuore del Giappone, si dovrebbe visitare il Funabashi Andersen Park, sempre nelle immediate vicinanze di Tokyo.

Questo parco è diviso in varie zone. Per noi di particolare interesse è il Castle of Flowers, dove fra varie attrazioni e spazi di relax il Kid’s Garden propone un’ambientazione e diversi giochi realizzati in stile scandinavo, a mezza via fra il realistico e il fantastico, in omaggio al celebre scrittore danese di fiabe a cui il parco è intitolato (e della cui città natale, Odensee, gemellata con Funabashi, è possibile visitare qui una ricostruzione).

Per concludere la nostra visita virtuale ad alcuni dei più rilevanti esempi di parchi divertimento giapponesi, abbiamo scelto di accennare a un progetto veramente unico, che si potrebbe definire un ibrido fra un’abitazione e un parco gioco.

Stiamo parlando della “casa con lo scivolo”, Slide House, realizzata nel 2009 dallo Studio giapponese Level Architect  a Nakameguro, piccola area residenziale non lontana dalla capitale – nota per il suo alto livello di vivibilità, caratterizzata da un canale lungo il quale i ciliegi in fiore offrono un suggestivo spettacolo e, con i suoi mille locali e ristoranti di tendenza, ricca di opportunità per gli sperimentatori della nuova cucina internazionale e della vita giovanile notturna.

La Slide House è un progetto di abitazione sperimentale nato da una specifica richiesta del cliente (una giovane coppia con tre figli), che voleva per i bambini qualcosa di assolutamente memorabile e ha ottenuto una casa in cui si passa da un piano all’altro proprio tramite uno scivolo, divenuto vero e proprio elemento strutturale dell’edificio in quanto raccordo fra i tre piani, ai quali in salita si accede da una normale scala. Al piano terra si trova uno studio; al primo piano c’è la zona giorno, collegata a un soppalco dove è stato collocato un mini-playground (la classica “piscina” con palline colorate), mentre la camera da letto e il bagno si trovano sopra la zona giorno. L’importanza primaria dello scivolo è rimarcata dalle pareti arrotondate, che sono un motivo ricorrente, e anche dall’esterno – benché niente tradisca la particolarità del suo interno – l’edificio si distingue per la forma originale, data dall’andamento parzialmente curvilineo del profilo che ne definisce il volume.

Ricordiamo che sull’intero territorio Europeo vige la normativa UNI EN 1177 che impone l’obbligo di installare pavimento antitrauma o colate di gomma EPDM a tutela e garanzia di sicurezza del parco gioco e dei loro utilizzatori. A tal proposito Giwa commercializza da anni i migliori tappeti antitrauma e antiurto per esterni offrendo un prezioso servizio di consulenza e assistenza al cliente per quanto riguarda la scelta dei materiali più durevoli.

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