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Altalena: guida all’acquisto, tra storia, mito e caratteristiche

Il gioco che non deve mancare nel tuo parco giochi, l’Altalena

altalena

Spesso quando nasce l’esigenza di acquistare un’altalena, come conseguenza di una sopraggiunta necessità o desiderio dei nostri bambini, non riconosciamo immediatamente i molteplici significati associabili a questo meraviglioso e intramontabile gioco. Proviamo a darne una semplificata descrizione, pur nella consapevolezza che questo oggetto appartiene all’immaginario collettivo e che difficilmente potrà darsi il caso in cui nel mondo occidentale qualcuno non sia consapevole di cosa essa sia e di come sia fatta.
L’altalena appartiene alla famiglia dei giochi da giardino, e in particolare nasce come gioco caratterizzato da un movimento oscillatorio che viene dato dal bambino seduto al suo sedile mediante la spinta con le gambe sul terreno. La tipologia di questo gioco più conosciuta è quella che si compone di una struttura fissata a terra costituita da due coppie di montanti distanziati, alla cui estremità superiore è collegata una traversa di stabilizzazione. Alla traversa superiore sono collegate le funi o catene, a cui viene fissato in basso il sedile.
Questa è anche la gamma che più comunemente si trova in commercio, sempre migliorata e interpretata da ogni produttore nei suoi dettagli, offrendo diverse utilissime varianti sul tema, come successivamente avrò modo di descrivere.
Ma l’altalena è anche, per alcuni genitori più volenterosi e con quote maggiori di tempo libero a disposizione, una tra le possibilità educative per un uso creativo del “fai da te”. In questo caso molti sono i tutorial a disposizione sul web, che descrivono come costruire con pochi semplici passaggi un’altalena nel proprio giardino. Tra i più comuni, quelli in cui il ruolo del sedile è ricoperto dal classico pneumatico d’auto a fine vita mentre le corde vengono fissate superiormente al ramo di un albero. Questo tipo di altalena “fai da te” può anche essere interpretata come esempio di manufatto “sostenibile”.

Storia e Mito dell’Altalena

Può essere importante fare brevemente cenno ad alcune questioni associate all’altalena e, in qualche misura, alla storia di questo gioco eterno dal “design anonimo”, che trasversalmente fa parlare di sè dalle più svariate discipline, dalla fisica, alla filosofia, sino alla letteratura.
Il mito greco associato alla figura dell’altalena misteriosamente comincia dal vino, e narra di come Icario di Atene venne ricompensato dal dio Dioniso per l’ospitalità da lui ricevuta, facendogli dono di un ceppo di vite e insegnandogli con cura l’arte della vinificazione. Icario successivamente, come suggeritogli dal dio stesso, diffuse con generosità la sua scoperta ai pastori dell’Attica facendogli assaggiare l’inedito inebriante liquore. Questi ultimi però, provando un certo sgomento per gli effetti di ebbrezza, credettero di essere vittime di un avvelenamento e uccisero con foga Icario, prima bastonandolo e poi gettandolo in un pozzo. A quel punto la fedelissima cagna Maira, testimone dell’accaduto, corse per tutta Atene cercando freneticamente Erigone, figlia di Icario, sino a trovarla e portarla sul luogo del delitto. Il mito termina con la disperazione di Erigone e il suo suicidio compiuto tramite impiccagione ad un albero. Questa è l’immagine tragica che fornirà spunto alla nascità dell’altalena. Accadde infatti che ad ogni ricorrenza del suicidio di Erigone, ad Atene tutte le donne vergini si sarebbero anch’esse impiccate, sino al ritrovamento degli assassini e all’ottenimento della giustizia. Il popolo ateniese, decimato delle sue giovani donne, si riunì cercando di fronteggiare la sopraggiunta epidemia di suicidi verginali tramite il consulto dell’oracolo di Delfi. L’oracolo sentenziò come unica soluzione possibile l’invenzione di un gioco rituale che simboleggiasse l’impiccagione senza più causare decessi; l’altalena quindi si lega nel mito al tema della morte, ma ancor più a quello della rinascita. Presero avvio così i giochi icarii, durante i quali le donne si lasciavano dondolare da altre donne su altalene, cantando canzoni; esistono antiche raffigurazioni di altalene, con donne dondolanti a celebrare questi giochi celebrati in primavera.
Riferimenti all’altalena si trovano anche in epoche precedenti e in altre culture, ma risale al XVI secolo a.C. e all’area cretese la prima statuina in terracotta rappresentante una figura femminile in altalena.
Tra le molte curiosità associabili all’altalena, saltabeccando senza difficoltà tra epoche e discipline diverse, troviamo la tradizione italiana arcaica dei canti dell’altalena, un repertorio musicale popolare di antichissime origini, nato nel Sud Italia (particolarmente nell’area del Sub-Appennino Dauno ma anche in altre aree della Puglia), caratterizzato da struggenti canti d’amore e meno frequentemente di ingiuria.
I cantori erano posti spalla contro spalla e insieme si dondolavano cantando. Queste tradizioni popolari hanno smesso di essere praticate dal secondo dopoguerra, e di recente studiosi ed etnomusicologi ne stanno ricostruendo melodie e testi, attraverso la memoria dei pochi anziani sopravvissuti e dei documenti giunti sino a noi. Tradizioni in parte simili ai canti dell’altalena si ritrovano anche in Molise, basso Abruzzo, Lazio sud orientale e, a sud, in alcune zone della Basilicata e della Calabria settentrionale.
È curiosa l’analogia di queste forme di cultura musicale spontanea italiana con altre forme espressive di musica popolare: quelle sviluppate dagli ebrei sefarditi in Spagna, prima della loro cacciata. Questa avvenne nel 1492 con il decreto detto dell’Alhambra, emanato dai re cattolici di Spagna Isabella di Castiglia e Ferdinando II di Aragona. Questo obbligava gli ebrei a convertirsi al cattolicesimo, pena la loro immediata espulsione; fu così che prese avvio la disapora delle comunità ebraiche dai regni di Spagna.
Tra le abitudini di questi nuclei sociali, associate allo svago e più in generale a una rigenerazione dalle fatiche del lavoro, c’era quella di sedersi intorno ad un’altalena per cantare insieme canzoni che narravano di corteggiamenti reali e immaginari: storie di vita vissuta e storie inerenti alle tradizioni proprie. Quando avvenne la diaspora, la tradizione era talmente sentita che continuò a essere praticata con altrettanta passione anche nei paesi in cui i sefarditi trovarono rifugio, ossia in prevalenza nel Maghreb e nell’impero ottomano. In Marocco, questi canti divennero canti della matisha, ovvero, tradotti dall’arabo, canti dell’altalena.
Tra le immagini a mio parere più poetiche relative all’altalena vorrei proporne due: una attiene al campo della storia dell’arte ed è il bellissimo dipinto del 1776 di Jean-Honoré Fragonard denominato appunto “L’altalena” (Collezione Wallace, Londra) che invito chi non lo conoscesse a guardare, anche solo in riproduzione. La seconda immagine è invece contenuta nel testo della bellissima canzone di Fabrizio De Andrè “Ho visto Nina volare”, all’interno del suo ultimo disco, “Anime Salve” (1996): “Ho visto Nina volare tra le corde dell’altalena, un giorno la prenderò come fa il vento alla schiena…”

altalena fragonard
Ma l’altalena e il suo moto oscillatorio sono oggetto d’interesse anche per la fisica, dove viene presa in esame per approfondire lo studio della meccanica del moto di oscillatori armonici e anarmonici. A questo scopo, studi recenti di laboratorio hanno utilizzato modellini di altalena per osservarne il comportamento in condizioni controllate.
Il moto dell’altalena è infatti, come quello del pendolo, un moto oscillatorio la cui traiettoria per definizione si ripete diverse volte in versi opposti.

Come scegliere l’Altalena: caratteristiche

Tornando adesso alla quotidianità delle nostre scelte consapevolmente proiettate nell’attualità, quindi all’esigenza inizialmente ipotizzata di acquistare o valutare un’altalena, proviamo a considerare con attenzione le caratteristiche delle altalene che oggi possiamo trovare in commercio.
Bisogna premettere a questo proposito che ogni prodotto deve obbligatoriamente essere omologato e conforme alla normativa UNI EN 1176-1 2008 relativa ai requisiti di sicurezza delle attrezzature per le aree da gioco (sia ad uso privato che negli spazi pubblici) da parte dei bambini. La normativa, limitatamente ai giochi, prende in esame i materiali e la loro atossicità, nonchè gli aspetti relativi ad una corretta progettazione. A tale proposito fornisce dettagliatamente i dati dimensionali da rispettare e quelli concernenti l’area in cui è prevista l’installazione del gioco.Il riferimento è all’ingombro occupato dal gioco, a quella parte di spazio da lasciare libero per la fruizione dello stesso che comprende anche lo spazio previsto per un eventuale accompagnatore, e uno spazio ipotizzabile di caduta. L’altalena deve rispondere a precise prove tecniche di stabilità che ne confermino l’integrità strutturale, tenendo conto sia dei carichi permanenti che di quelli variabili. Non vengono tralasciati neppure aspetti di manutenzione ordinaria, atti a garantire il corretto funzionamento nel tempo e a limitarne l’usura.
Per comodità e chiarezza, torneremo a descrivere l’oggetto-altalena,, come un insieme (perfetto?) di queste separate parti:
– una doppia coppia di montanti per l’ancoraggio al suolo e il fissaggio della traversa superiore;
– la traversa superiore a cui vengono fissate le funi oscillatorie;
– il sellino, a queste agganciato verso terra e pronto ad accogliere il bambino.
Questo sistema fa sì che il moto oscillatorio generato scarichi i suoi pesi regolarmente sull’intera struttura a partire dalla traversa superiore, distribuendoli equamente sul terreno.
Per quello che riguarda la struttura portante, tra i prodotti abbiamo una prevalenza di strutture in legno di pino realizzate con legnami a basso impatto ambientale e impregnate con sali atossici e anorganici (per le sopracitate normative). È previsto che le parti terminali degli elementi strutturali per l’ancoraggio al suolo non siano in legno bensì in metallo zincato a caldo, per evitare un diretto contatto tra la terra e il legno.
Alternative a queste strutture dall’aspetto “naturale”, quelle realizzate con tubolari di acciaio zincati e verniciati a forno 180° saldati tra loro. Solitamente sono vivacemente colorate, caratterizzandosi così per un’estetica spiccatamente ludica, con qualche valenza pop. Queste strutture prevedono attacchi per un sicuro ancoraggio al suolo, in metallo zincato a caldo.
Sovente capita di trovare strutture miste, in particolare con la parte alta della traversa in metallo su due coppie di montanti in legno.
Gli elementi maggiormente variabilI nella tipologia dell’altalena sono quelli relativi al numero di posti e al sellino. Questo spesso può anche essere comprato separatamente o sostituito con sellini adatti a nuove esigenze.
I sellini, sedili o seggiolini dell’altalena devono essere affidabili ed ergonomicamente confortevoli, e non devono graffiare o creare lesioni di qualsiasi natura sulla pelle del bambino. Devono essere saldamente fissati con corde robuste o catene a maglia stretta saldate e zincate a fuoco ed anelli; e devono altresì resistere alle intemperie tipiche dell’ambiente esterno.
Possono essere realizzati con soffiatura ad estrusione di PE plastica (in svariate forme e colori); con legno naturale (in questo caso la forma sarà più a tavoletta) sempre impregnato con con sali atossici e anorganici; con gomma antiurto e rinforzo interiore in metallo. Inoltre il sellino può avere una gabbia anticaduta di protezione, obbligatoria per un uso del bambino dagli 0 ai 4 anni, e un ulteriore schienale per una migliore adattabilità ad uso adatto ai bambini disabili. Possiamo trovare sedili a culla, atti a ninnare il bambino, realizzati con intrecci di morbidi elementi sintetici colorati a forma di nido. Lo stesso sedile può essere utilizzato da più bambini insieme, come esempio di gioco inclusivo, tenendo però conto delle specifiche sul peso ammissibile.
Per concludere questo panorama sull’altalena, vorrei brevemente fare cenno all’installazione di altalene per disabili dentro ai cosiddetti “parchi giochi inclusivi”.
Questi possono essere definiti come parchi giochi privi di barriere architettoniche dove tutti i bambini, indipendentemente dal loro stato, possono giocare insieme favorendo uguali opportunità per le attività ricreative e di tempo libero, così come da convenzione ONU sui diritti del bambino. In tutta Italia se ne possono contare poco più che una settantina; anche in questi parchi un ruolo importante è rivestito dall’altalena per disabili. Queste altalene sono diventate un simbolo delle amministrazioni cittadine maggiormente sensibili ai bisogni dei bambini e dei ragazzi con disabilità. La particolarità di queste altalene è quella di poter ospitare il bambino con la carrozzina, senza bisogno che debba scendere. L’altalena ha infatti una pedana ribaltabile con fermo al suolo successivamente richiudibile, ed è munita al suo interno di dispositivi a norma per il bloccaggio della carrozzina. Possiamo considerare questa come una ulteriore evoluzione “sensibile” della tipologia dell’altalena, e uno tra i prodotti positivi ancora concepiti dal tempo che stiamo vivendo.

L'autore

Arch. Cristiano Mattia Ricci

Cristiano Mattia Ricci, nato a Cesena nel 1973, vive a Sesto San Giovanni.
È architetto, artista visivo e scrittore. Il suo lavoro artistico è visibile
sul sito www.cristianomattiaricci.com.

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